Mettiamonici nei panni di un imprenditore, appena sopravvissuto alla crisi economica, al quale raccontano le belle storie legate al “Piano nazionale Industria 4.0“, e mettiamoci anche il fatto che il nostro amico imprenditore sia al quanto scoraggiato dalla politica economica del nostro paese, perché dovrebbe investire il suo capitale per andare incontro alla “moda” del momento? Quali vantaggi ne ha la sua impresa? Sarà l’ennesimo investimento a vuoto?

Non sappiamo rispondere con certezza a queste domande, ma sappiamo che cos’è industria 4.0 e  proveremo a spiegarlo in questo articolo, senza tecnicismi e paroloni in modo che sia chiaro una volta per tutte.

Il contesto dell’Industria 4.0:

L’Italia è uno tra i principali attori industriali al mondo e sono proprio le imprese che rappresentano il motore per il cambiamento dello sviluppo economico con la loro capacità di produrre innovazione, di stimolare l’export  e di contribuire alla creazione di occupazione e ricchezza.

Come ben sappiamo questa non è la prima rivoluzione tecnologica che l’uomo deve affrontare, infatti, schematizzando, si può affermare che :

  • con la prima rivoluzione la tecnologia ha moltiplicato la forza: la produzione si sgancia dalla forza fisica, umana o animale;
  • con la seconda, la tecnologia moltiplica la scala: l’energia elettrica allarga le dimensioni dei mercati e mette a disposizione un’energia che può essere facilmente trasportata;
  • la terza rivoluzione industriale si è avuta grazie a tecnologie che moltiplicano la velocità: le informazioni possono essere processate e gestite in modo più rapido.

Ogni rivoluzione ha generato conseguenti cambiamenti organizzativi che, a loro volta, hanno determinato guadagni di efficienza e di ricchezza.

La quarta rivoluzione industriale, resa possibile dalla disponibilità di sensori e di connessioni a basso costo, si associa a un impiego sempre più pervasivo di dati e informazioni, di tecnologie computazionali e di analisi dei dati, di nuovi materiali, macchine, componenti e sistemi automatizzati, digitalizzati e connessi (internet of things and machines).

Ma vediamo in dettaglio quali sono le tecnologie abilitanti:

  1. Disponibilità di dati digitali e analisi dei Big Data: l’elaborazione e l’analisi di quantità enormi di dati (big data) a costi sempre più bassi (sensoristica a basso costo e cloud computing) permette decisioni e previsioni migliori su produzione e consumi basate anche sull’ utilizzo di strumenti di virtualizzazione del processo produttivo, prototipazione rapida e intelligenza artificiale;
  2. Robotica e automazione avanzata: nuove possibilità di interazione complessa uomo-macchina permettono una riduzione degli errori, dei tempi e dei costi e un miglioramento della sicurezza dei processi anche attraverso la nuova manifattura additiva;
  3. Connettività spinta: l’intera catena del valore è interconnessa attraverso dispositivi e sensoristica intelligente (internet of things) utilizzando reti di connessione di nuova generazione.

Nella maggior parte delle aziende italiane già sono presenti queste tecnologie, ma vengono utilizzate solo in parte poichè sono concentrate prevalentemente sul controllo di processo industriale destinato alla produzione massiva dei componenti.

Ecco, la trasformazione in chiave “Industria 4.o” gestisce tutte queste tecnologie, trasformandole in reti che incorporano, integrano e mettono in comunicazione macchinari, impianti e strutture produttive, sistemi di logistica e magazzinaggio. 

L’innovazione 4.0 non sta quindi nell’ introdurre un macchinario all’ avanguardia dal punto di vista tecnologico, ma nel sapere combinare diverse tecnologie e in tal modo integrare il sistema di fabbrica e le filiere produttive in modo da renderle un sistema integrato, connesso in cui macchine, persone e sistemi informativi collaborano fra loro per realizzare prodotti più intelligenti, servizi più intelligenti e ambienti di lavoro più intelligenti.

I vantaggi competitivi dell’Industria 4.0:

  • Flessibilità attraverso la produzione di piccoli lotti ai costi della grande scala con importanti ricadute in termini di customizzazione;
  • Velocità dalla fase di prototipazione alla produzione in serie attraverso tecnologie innovative che riducono i tempi di set up e accelerano i tempi di go-to-market;
  • Produttività attraverso l’aumento della dinamica dei processi e una maggiore flessibilità operativa e di riconfigurazione dei sistemi, con conseguente riduzione di costi e sprechi, aumento della affidabilità dei sistemi produttivi e della qualità resa ( riduzione di errori, difetti e fermi macchina);
  • Integrazione delle filiere e catene di fornitura e subfornitura attraverso miglioramenti nei sistemi di approvvigionamento e nella logistica, più efficiente gestione del magazzino e degli ordini, ottimizzazione dei rapporti con i fornitori, anche in una chiave di minore conflittualità in ecosistemi aperti e collaborativi;
  • Sicurezza attraverso una migliore interazione e agilità di interfaccia uomo-macchina che rende possibile una significativa riduzione di errori e infortuni, un miglioramento della sicurezza e dell’ergonomia del luogo di lavoro. Sistemi di produzione che supportano e assistono gli operatori nello svolgimento delle loro mansioni portano a una riduzione dello stress lavoro-correlato e al superamento di alcuni limiti in termini di disponibilità di personale già adeguatamente formato, di invecchiamento della forza lavoro, di integrazione di lavoratori con disabilità, ecc.;
  • Sostenibilità attraverso una riduzione dei consumi energetici e dell’uso di materie prime, delle emissioni, con conseguente riduzione dell’impatto ambientale sull’intero ciclo di vita del prodotto;
  • Innovazione di prodotto grazie alle nuove tecnologie digitali che rendono possibile rivisitare in chiave smart molti prodotti e rivedere i modelli di servizio e di approccio al mercato.

Ci sarebbe ancora tanto da dire sul piano nazionale industria 4.0, soprattutto gli aspetti fiscali relativi all’investimento. Ma ci siamo ripromessi di utilizzare parole semplici, i tecnicismi li lasciamo a chi di dovere.

Fonte: Circolare n 4 del 30 Marzo 2017 del Ministero dello Sviluppo Economico