Il Centro Studi di Confindustria è convinto che super e iper-ammortamenti e finanziamenti agevolati saranno in grado modernizzare il Paese solo se affiancati da piani per la formazione del capitale umano, diventa quindi centrale la collaborazione tra università e imprese.

Super e iper-ammortamenti e finanziamenti agevolati rilanciano gli investimenti delle imprese in beni strumentali e in tecnologie per l’Industria 4.0. Proroga e potenziamento del credito d’imposta sostengono la spesa in R&S. L’utilizzo congiunto di queste misure, varate con la Legge di bilancio 2017, rappresenta una grande opportunità per rinsaldare l’alta propensione a innovare  delle imprese italiane così da generare un effetto moltiplicatore positivo su tutto il sistema Paese,  incrementando produttività e competitività internazionale.

La spesa in macchinari, attrezzature e software riveste, infatti, un’importanza strategica per l’accrescimento della dotazione tecnologica sia degli “Innovatori strutturati” sia di quelli mediamente o poco strutturati.

Secondo Confindustria, le misure fiscali messe in campo rappresentano non solo una leva pervasiva, ma anche trasversale per settore, dimensione d’impresa e regione. Tuttavia esse potranno contribuire alla modernizzazione e alla trasformazione tecnologica del sistema produttivo solo se saranno affiancate dalle altre disposizioni del Piano Industria 4.0 che non hanno trovato spazio nella Legge di bilancio. In particolare essenziale sarà l’attuazione dei piani per la formazione del capitale umano e la creazione di una vera rete per l’innovazione che faccia da ponte tra la ricerca e il mercato.

Infatti, nonostante le differenze nel grado di complessità delle strategie perseguite nei singoli settori industriali, ci sono alcune caratteristiche comuni ai diversi profili di imprese innovatrici. Innanzitutto, la scarsa collaborazione con il mondo delle università e dei centri di ricerca pubblici.

Un altro elemento che accomuna tutte le imprese innovatrici è la debole dotazione di capitale umano qualificato, come evidenziato dalla bassa scolarizzazione della forza lavoro impiegata. Difatti, anche nella classe degli innovatori strutturati, la quota di laureati sul totale della forza lavoro è in media inferiore al 10%, mentre nella classe degli innovatori poco strutturati la quota scende addirittura sotto il 5%.

Per allineare, o almeno avvicinare, in tutta l’industria i processi innovativi alle best practice si deve quindi partire dalle competenze tecniche, organizzative, manageriali effettivamente detenute dalle imprese ed abbinare al talento imprenditoriale le capacità analitiche, di sintesi e di comunicazione proprie delle figure professionali qualificate.

Fonte: CorriereComunicazioni