Come spesso si è scritto all’interno del nostro blog, è in atto il passaggio dalla terza alla quarta rivoluzione industriale che a differenza di prima punta tutto sull’ Information network (non solo internet, ma oggetti fisici integrati con network, informazioni IoT, shering economy, cyber phisical). Si deve pensare al digitale, non solo come al generatore di app e startup, ma come al driver di sviluppo economico e industriale.
L’obiettivo condiviso a livello europeo è che il settore manifatturiero (quello in cui l’industria 4.0 ha maggior sviluppo) generi nel 2020 il 20% del PIL, dall’attuale 15%. Ma il grande scoglio che bisogna affrontare è quello di diffondere la cultura dell’innovazione, in quanto gli imprenditori non sono consapevoli delle grandi opportunità che l’industria 4.0 offre. Si deve avere il coraggio di reingegnerizzare il proprio processo produttivo, avendo alla base il concetto che il prodotto deve essere necessariamente collegato ad un servizio.
Secondo uno studio del Politecnico di Milano, l’industria 4.0 vale 1,2 miliardi €, ma il 38% delle aziende non sa nulla sul 4.0, il 33% ne hanno una conoscenza teorica, il 45% pensa che si tratti solo di sensori e tecnologie applicate alla produzione, solo il 10% pensa che sia necessario rivedere radicalmente l’organizzazione e i modelli di business. Solo le aziende in grado di progettare la riorganizzazione digitale delle proprie attività identificando nuovi modelli di business, investiranno.
Fondamentale è capire che la rivoluzione è già in atto, prima o poi toccherà a tutti farci i conti, bisogna solo decidere come affrontarle: con un piano strategico definito e consolidato o impreparati cercando una soluzione approssimativa quando si creerà la necessità di farlo.