Un giorno probabilmente i libri di scuola parleranno di questi anni come degli anni della quarta rivoluzione industriale, quella che portato all’ industria 4.0. Ancora non esista una definizione univoca, ma il concetto di industria 4.0 ruota intorno alla tecnologia e in particolare ai processi di produzione automatici svolti grazie a robot o macchine intelligenti.
Un processo spaventoso che brucerà milioni di posti di lavoro in tutto il mondo per qualcuno, oppure un’opportunità di sviluppo senza precedenti e creazione di nuovi lavori per altri. L’unica certezza al momento è che siamo nel bel mezzo di un processo di cambiamento in atto e istituzioni, aziende e Governo devono mettersi ad un tavolo per capire e indirizzare il cambiamento evitando così che il Paese ne venga travolto.
Negli ultimi decenni abbiamo visto una coda di imprese, soprattutto del manifatturiero, che chiudendo le sedi in Europa andavano a delocalizzare in posti come l’Asia dove i costi di gestione e dei lavoratori sono ridotti al lumicino. Quest’anno però è successa una cosa significativa.
Il concetto e la rivoluzione dell’industria 4.0 si appoggiano su alcuni pilastri: la centralità dei dati; l’analisi dei dati raccolti e memorizzati; la comunicazione tra operaio e macchine; i giusti strumenti tecnologici per produrre gli oggetti desiderati.
E in Italia?
In Italia il dibattito sull’ industria 4.0 sta prendendo piede. Ad accendere un faro sulla rivoluzione industriale in corso è stata qualche settimana fa Confindustria che ha dedicato al tema dell’industria 4.0 l’assemblea annuale. Il presidente nazionale Vincenzo Boccia ha detto che “l’Industria 4.0 non è solo una questione tecnologica, ma anche culturale e soprattutto dimensionale che pone la questione sul ruolo delle imprese, su cosa devono fare al loro interno e su quale politica economica dobbiamo immaginare e quale industria dobbiamo costruire”.
In questo senso Confindustria Digitale ha proposto un piano di sviluppo per accrescere la competitività e la produttività delle PMI italiane allo scopo di portare la manifattura 4.0 dall’attuale 15% di contributo al PIL del Paese al 20%.
Ma anche il Governo si sta muovendo. Sul finire del 2015, infatti, era stato annunciato un piano dal titolo “Industry 4.0, la via italiana per la competitività del manifatturiero”, che però non ha ancora visto la luce. Il 5 agosto era attesa la prima riunione della cabina di regia ministeriale dell’industria 4.0 e la presentazione del piano dal parte del ministro dello Sviluppo Calenda. Secondo le prime indicazioni tra i punti condivisi del piano c’è la definizione di una nuova governance operativa interpretata dalla cabina di regia; infrastrutture fondamentali come la banda ultralarga; investimenti per la formazione dei giovani e riqualificazione dei lavoratori dell’era pre-industria 4.0.
Al piano, poi, dovrebbero far seguito alcuni interventi da inserire nella legge di stabilità: un superammortamento superiore al 200% per gli investimenti digitali; un plafond da 2 miliardi, sul modello della Nuova Sabatini, per finanziamenti bancari con tasso ridotto grazie a contributi statali e un bando specifico sull’ industria 4.0 del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti in ricerca. Insomma, nonostante il consueto ritardo e i continui rinvii, anche in Italia qualcosa si sta muovendo sul fronte dell’industria 4.0, ma l’importante è riuscire a gestire questa rivoluzione senza che imprese e Paese ne vengano travolti.
Fonte: International Business Time