L’industry 4.0 è un argomento che sta acquisendo sempre più importanza tra le aziende e le organizzazioni ma come per tutti i processi di innovazione solleva una serie di domande e di dubbi: cosa significa veramente il termine “Industry 4.0″? Cosa comporta la digitalizzazione dei processi di produzione? C’è molta incertezza tra le aziende e le realtà industriali; molti si chiedono se non si tratti semplicemente di “hype” e se sia davvero un modello in grado di impattare positivamente sul business. Queste reazioni dimostrano una sostanziale incertezza delle aziende nell’affrontare le dinamiche di cambiamento che la digital transformation impone anche al settore industriale.
“Industry 4.0” è il termine che descrive l’evoluzione del settore industriale attraverso le dinamiche della “digital transformation”, che prevede l’adozione di logiche e tecnologie innovative offerte dal digitale all’ interno degli spazi di lavoro e nei processi organizzativi e produttivi delle fabbriche.
La spinta verso l’innovazione è sempre stata il driver principale dei grandi cambiamenti, specialmente se si osservano gli investimenti e il modo in cui le aziende operano e competono tra loro. La stessa regola vale per l’Industry 4.0.
Molte aziende, spinte dalle necessità di cambiamento, hanno realizzato sostanziali miglioramenti alle infrastrutture IT e ai processi a sostegno della rapida innovazione, ma devono continuare a sviluppare queste capacità insieme ad una progressiva presa di coscienza culturale, specialmente se vogliono rimanere competitive negli anni a venire.
Tre asset:
Tre sono gli asset principali che le organizzazioni non possono trascurare e che devono essere curati parallelamente.
1. La velocità nel cambiamento
La velocità nei processi di innovazione è fondamentale, specialmente se si guarda alle necessità di time to market e quindi alla competitività.
2. Lo sviluppo delle tecnologie e delle infrastrutture
Concentrarsi sull’innovazione come un imperativo strategico è condizione necessaria ma non sufficiente: l’avvio dei processi di Industry 4.0 richiede aggiornamenti sostanziali e coerenti alle infrastrutture tecnologiche (vale a dire l’hardware e i software, tra cui il cloud, che supportano le operazioni di business). Eppure, molte aziende non stanno ancora facendo abbastanza per essere competitive, a causa di molti ostacoli significativi, compresa la security dei dati e della proprietà intellettuale che spesso spaventa e frena le organizzazioni.
3. Cambiamenti culturali
Anche la migliore tecnologia necessita, però, di un’organizzazione attenta e ricettiva dal punto di vista culturale. Infatti, la cultura aziendale è importantissima eppure è stata mostrata una sorprendente mancanza di attenzione per questo aspetto, fondamentale per avviare una concreta digital transformation. Quasi un terzo degli intervistati afferma che la leadership non capisce come fare innovazione e molti non sentono di trovarsi in un luogo in cui ci sia un orientamento e una mentalità volte all’innovazione.
E in Italia cosa succede?
La piazza italiana, sul fronte dell’industry 4.0 attivata dai fattori precedentemente illustrati, ha delle grandi potenzialità.
Secondo Boston Consulting Group in Europa nei prossimi anni la Germania investirà 250 miliardi di euro nelle tecnologie e nei processi dell’Industry 4.0 e, anche se la transizione impiegherà tempo per completarsi, nei prossimi 5-10 già si consolideranno le principali innovazioni. E l’Italia potrebbe giocare in ruolo di primo piano considerando la posizione che occupa nel settore manifatturiero, seconda solo alla Germania stessa.
Anche la recente ricerca PoliMi sullo Smart Manufacturing conferma le potenzialità italiane in questo settore: si procede sul fronte della Smart Execution – ovvero il cuore dell’attività dell’industria come produzione, logistica, manutenzione, qualità e sicurezza & compliance – in particolare grazie a tecnologie mature come Internet of Things e Big Data, mentre il Cloud Manufacturing e l’Advanced Human Machine Interface si candidano per diventare le prossime tecnologie di riferimento. Ricchezza applicativa si trova anche nell’area della Smart Integration, ovvero in quei processi che interagiscono fortemente con il mondo della fabbrica.
A dispetto di tale attivismo le imprese italiane hanno sì iniziato a investire nelle tecnologie dell’Industry 4.0, ma l’adozione è rallentata per l’assenza, ad oggi, di un programma nazionale coordinato.