Fabbrica digitale: come cambia il lavoro?
Il pensiero che la tecnologia non serva per migliorare la vita dell’uomo, ma che invece sia solo un modo per togliere posti di lavoro, è nella testa di tanti. Noi siamo convinti che non sia così. Nulla si può fare senza l’aiuto dell’uomo: il robot non ha potere decisionale e non può gestire gli imprevisti . L’uomo è un essere pensante, il robot no.
L’occupazione nella digitalizzazione e automatizzazione:
Per dimostrarvi che la nostra tesi è corretta, pensiamo ai cugini tedeschi, che dell’andamento dell’ industria innovativa ne fanno un vanto: la Germania è il terzo mercato al mondo per l’utilizzo della robotica, ma nonostante ciò, dal 2009 al 2015 la disoccupazione è diminuita del 37%, vorrei solo farvi notare una cosa: quando i nostri politici leggono entusiasti i dati dell’ISTAT le cifre non superano mai il 2-3%. I dati incoraggianti arrivano anche dagli Stati Uniti, dove i robot hanno creato 1,5 milioni di posti di lavoro. Forse dovremmo fidarci della digitalizzazione di fabbrica e non temerla.
Questo accade perché i robot aumentano la produttività e quindi la necessità di avere più mano d’opera per gestire i processi di fabbrica.
Pensiamo a cosa succedeva duecento anni fa, con l’avvento della Rivoluzione Industriale: circa il 99% dei lavoratori agricoli fu automatizzato ma non per questo non ci sono stati più occupati nel settore dell’agricoltura , semplicemente l’avvento della macchina a vapore, o dell’elettricità o ancora dei computer piuttosto che della fabbrica digitale, non tolgono lavoro all’uomo ma ne migliorano la qualità e la produttività. Si parla infatti di “robot collaborativi” che non lavorano più per gli uomini ma con gli uomini, facendo della tecnologia una risorsa capace di creare incredibili avanzamenti, non sempre prevedibili.
Sicuramente i lavoratori dovranno acquisire nuove competenze, skill come piace chiamarle ai più eruditi, necessarie per poter utilizzare i nuovi strumenti. Questo sarà un cambiamento culturale che cambierà il modo di vedere il lavoro, ma anche la nostra vita.
Noi non abbiamo la sfera di cristallo, non sappiamo cosa succedere con esattezza, ma ci sentiamo di appoggiare il cambiamento per evitare di perdere il treno. E una volta perso per l’Italia sarà molto difficile risalire.