L’Italia è un grande Paese manifatturiero ma senza un piano coerente per digitalizzare la produzione. È quanto emerge dalla prima sintesi dell’indagine conoscitiva avviata dalla commissione Attività produttive della Camera su Industria 4.0 che conferma l’urgenza di fare uno scatto in avanti verso la manifattura digitale.

Le conclusioni di Montecitorio arrivano mentre il dossier “Manifattur@Italia” – il documento del Mise – passa nelle mani del neo ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda che punta a revisionare il lavoro, dal taglio molto analitico, legandolo più strettamente alle policy e a una visione di maggiore internazionalizzazione del nostro sistema produttivo e valorizzazione del made in Italy.

L’obiettivo è quello di ‘‘arrivare alla definizione di un quadro normativo necessario a favorirne la realizzazione”, fanno sapere dalla commissione Attività Produttive, valutando anche l”impatto della fabbrica digitale sul sistema industriale nazionale e sull’occupazione. Proposte di incentivi fiscali per le imprese che investono nella digitalizzazione ma anche una spinte per obbligare l”amministrazione pubblica a fare il salto verso le nuove tecnologie. E, ancora: piano nazionale del digitale, nuovi sistemi di reperimento dei fondi e ruolo svolto dalle università e dagli enti di ricerca, proposte concrete su come avviare partecipazioni tra settore pubblico e privato.

L’Italia, per competere sul mercato internazionale, dovrebbe puntare su produttività e valore aggiunto. Questo è il motivo ‘vero per cui ”Industria 4.0 è importante e strategico, rappresentando l’unico modo per competere. Per molte grandi aziende il punto fondamentale resta quello di dotare il paese di un ”piano nazionale sul digitale”. Ma bisognerebbe anche creare un osservatorio unico che accompagni le imprese alla digitalizzazione, trattandosi di un settore dove una normazione stretta e puntuale non è necessaria, mentre è importante trovare delle forme di incentivazione a sostegno e supporto di un mercato in continua espansione.

La quarta rivoluzione industriale, secondo le stime fornite da Porsche, ‘porterà in termini di efficienza per le aziende che operano nel manifatturiero una potenziale riduzione dei costi di fabbricazione e di logistica fino al 20% e una riduzione del capitale circolante e dei costi indiretti fino al 30%.

Basta però non ridursi ad applicare indiscriminatamente standard definiti altrove e per sistemi produttivi completamente diversi da quelli italiani. Bisogna trovare ”la via italiana alla manifattura digitale”, che passa da investimenti sulle competenze e sulla riqualificazione del capitale umano.

La commissione Industria di Montecitorio ha sentito anche rappresentanti di Stati esteri e delle Regioni. L’Italia, partner importante per la Germania, è stata chiamata a ”fare dei test insieme”, almeno in 70 fabbriche dove si può cominciare a provare, secondo Jan Siedentopp, rappresentante del ministero dell’ Economia tedesco, che ha anche ricordato come ci siano già tanti progetti di industria 4.0 che potrebbero andar bene anche per le PMI italiane.

Le regioni italiane, da parte loro, si sono dette convinte che la digitalizzazione sia un passaggio cruciale nei prossimi anni per mantenere alta la produttività del sistema produttivo nazionale, pena l’avvio di un fenomeno di de-industrializzazione in caso di fallimento. L’obiettivo proposto è stato quello dell’individuazione di temi comuni e possibili piani operativi da portare a cofinanziamento nazionale.

Fonte: Corriere comunicazioni