Il rilancio industriale passa dal digitale. Con algoritmi per l’analisi dei dati, processi a elevata automazione, oggetti comunicanti e stampa 3D come strumenti per ritrovare competitività e occupazione.

Le innovazioni digitali portano nuove possibilità, con un impatto sulle più piccole situazioni della vita di ogni giorno così come sui grandi processi produttivi. A livello industriale abbracciare la trasformazione significa portare nuova competitività ed efficienza alle imprese, passando da oggetti intelligenti a sistemi intelligenti.

Gli ambiti applicativi sono molto ampi: si va dagli smart objects per la tracciatura dei processi ai Big Data a supporto della gestione della qualità, dall’automazione avanzata (ad es. quella dei droni o della robotica industriale) nella logistica interna alle piattaforme cloud dedicate alla collaborazione nei processi esecutivi.

Le soluzioni sono tante, non tutte ugualmente mature. Internet of Things e Big Data sono già pronte per varcare la porta di fabbriche e uffici, i sensori riducono la dispersione energetica mentre wearable e stampa 3D sono indubbiamente promettenti anche se ancora acerbi su larga scala: perfetti per rilevazioni sul campo e prototipazioni o riparazioni veloci eppure ancora perfezionabili.

La maturazione tuttavia, quando si parla di digitale, può avvenire in tempi lampo, quindi è meglio anticipare il cambiamento prima di venirne travolti.

Lo Smart Manufacturing è la strada fondamentale per il rilancio dell’industria italiana. Consente di far lavorare in modo più intelligente e ‘connesso’ le risorse, portando velocità e flessibilità, elementi di cui le imprese manifatturiere hanno bisogno per recuperare competitività. Una condizione essenziale per sopravvivere a mercati sempre più avanzati e globalizzati, soprattutto per un Paese come l’Italia, che ha nella manifattura e le esportazioni una delle ricette per uscire dalle secche della recessione.

La maggior parte dei processi a cui si fa riferimento riguardano il cuore pulsante dell’attività industriale. Produzione, logistica, manutenzione, qualità e sicurezza: non c’è reparto in cui oggetti comunicanti e analisi di dati non possano fare la differenza.

Ancora per qualche anno almeno, prima che il Cloud e l’Advanced Human Machine Interface si candidino definitivamente per diventare le prossime tecnologie di riferimento, attraverso macchine connesse tra loro e alla Rete, visori per la realtà aumentata e comandi vocali e gestuali, disponibili anche a distanza, che renderanno gli operai più simili al Tom Cruise di Minority Report che al Charlie Chaplin di Tempi Moderni.

Il grande assente per ora, in Italia come in altri Paesi, è lo Smart Planning: la capacità di gestire in modo completamente integrato, anche tra sedi diverse, le forniture unitamente ai processi di produzione, distribuzione e inventario. Un’adeguata e innovativa pianificazione a monte sarà così il complemento ideale per processi sempre più sicuri, rapidi e automatizzati a valle.

Una funzione in cui l’uomo però, per velocità di adattamento e comprensione del quadro generale, potrà essere forse affiancato ma difficilmente sostituito da macchine e algoritmi. In una catena di montaggio allungata, in cui intelligenze naturali e artificiali lavoreranno fianco a fianco. Come le braccia robotiche e quelle umane.

Fonte: Wired