[:it]Come ormai abbiamo scritto più e più volte , il piano nazionale Industria 4.0 è stato lanciato dal governo per spingere le aziende all’innovazione tecnologica, ormai obbligatoria per posizionarsi nel mercato competitivo europeo e mondiale.
Con la riunione, avvenuta la scorsa settimana, prende ufficialmente il via la fase due del Piano nazionale Industria 4.0 che cambia nome e diventa Piano nazionale Impresa 4.0. L’evoluzione da Industria a Impresa 4.0 sta a sottolineare che il piano non si rivolgerà più soltanto al settore manifatturiero, ma anche agli altri settori dell’economia, servizi in primis, per consentire a tutte le imprese di dotarsi degli strumenti in grado di supportare la digital transformation.
Per quanto riguarda super e iperammortamento, i numeri parlano chiaro: gli investimenti sono cresciuti del 9% e gli ordinativi dei primi 8 mesi, ai massimi livelli dal 2010, quindi gli incentivi stanno funzionando e saranno rinnovati. Come? Non è stato chiarito. Il Mise afferma che, a fronte dei risultati riscontrati sui principali indicatori manifatturieri, nel 2018 verranno rifinanziate le principali misure previste nel primo anno, rivedendo le aliquote e i perimetri degli incentivi, compatibilmente con le risorse di finanza pubblica disponibili.
Per quanto riguarda la Ricerca e Sviluppo, l’analisi si basa su un’indagine secondo la quale, su un campione di 68 mila imprese intervistate, oltre 11.000 imprese prevedono un aumento della spesa, in media tra il 10% e il 15%. Di queste, ben 4.500 sono imprese che nel 2016 non hanno speso un solo euro in ricerca e sviluppo. Anche qui, quindi, gli incentivi (credito di imposta per spese incrementali e Patent Box) hanno dimostrato di funzionare.
Non hanno avuto effetti significativi, invece, i diversi incentivi agli investimenti in capitale di rischio per start-up e PMI innovative. Gli investimenti sono cresciuti solo del 2%, un dato considerato “insufficiente”.
Mea culpa del governo invece sul capitolo Competenze. “Sapevamo che sarebbe stato difficile”, ammette Calenda. Il famoso bando per l’istituzione dei Competence Center non è ancora partito, ma dovrebbe comunque arrivare entro novembre.
Promossi i Contratti di Sviluppo, modificati con una maggiore attenzione al Sud e a Industria 4.0: sono state concesse agevolazioni per circa 1,9 miliardi di euro e creati/salvaguardati più di 53.000 posti di lavoro.
Impresa 4.0 punta sulla formazioni
Il Piano Nazionale Impresa 4.0 avrà altri due capitoli che si affiancheranno a quelli esistenti per stimolare competitività e investimenti: competenze e formazione. Anche la Scuola, l’università e la ricerca sono parti fondamentali della seconda parte del piano del governo, passo fondamentale per essere in linea con il resto dell’Europa. Secondo l’Eurostat, solo il 29% degli Italiani ha ad oggi competenze digitali elevate e ben il 35% sia nella fascia più bassa, indietro rispetto alla media europea. Si proseguirà sulla strada dell’alternanza scuola lavoro e saranno rafforzati gli ITS (Istituti tecnici superiori). Arriveranno poi le lauree professionalizzanti: percorsi triennali altamente orientanti al mondo del lavoro; queste lauree, attivabili mediante convenzioni obbligatorie con imprese e/o ordini professionali, permetteranno agli studenti di acquisire rapidamente una qualificazione professionalizzante anche in ambito Industria 4.0.
Lavoro 4.0
La difficoltà in questo caso è a livello culturale: far capire alle imprese che la formazione deve essere considerata un investimento, precisamente un investimento in conoscenza e know how.
La quantità dei lavoratori che in Italia accede a iniziative di formazione è dell’8,3%, “oltre 2,5% in meno della media UE, per questo si è pensato a una misura di incentivo nella forma del credito di imposta sulla spesa incrementale in formazione, ma a condizione che sia focalizzata almeno su una tecnologia Industria 4.0 e che avvenga nell’ ambito di un accordo sindacale sulle seguenti tematiche: vendita e marketing; informatica; tecniche e tecnologie di produzione.
Tra le altre iniziative confermate l’apprendistato duale per gli studenti e Garanzia giovani per i Neet, i giovani che sono usciti dal mercato del lavoro.
Siamo quindi sulla buona strada?
Le nuove misure annunciate dal Governo su Industria 4.0 sono molto positive perché, dopo i buoni risultati del primo anno del Piano Nazionale, vanno nella direzione richiesta dal sistema economico-industriale per offrire nuove opportunità di investimento alle imprese. E con azioni significative di sostegno alle competenze 4.0, si allarga il campo del nostro programma a sostegno della quarta rivoluzione industriale, che oggi è apprezzato e preso a modello da altri Paesi in Europa.
Oltre a macchinari di ultima generazione, in fabbrica è necessario avere personale qualificato in grado di saperli usare. Per questa ragione, è un’ottima notizia l’annunciata riforma degli ITS: abbiamo bisogno di tecnici per cogliere le opportunità della quarta rivoluzione industriale. E altrettanto giusta è la misura del credito di imposta sulla formazione: un incentivo per lo sviluppo di competenze è quello che serve a completare il Piano Nazionale, che prevede già incentivi agli investimenti tecnologici. Ora non bisogna abbassare la guardia, anche altri Paesi stanno avviando programmi di rinnovamento di grande importanza, ma con il Piano italiano Industria 4.0 l’Italia è sulla strada giusta. In particolare è importante l’intenzione annunciata dal Governo di rinnovare i bonus di iper e superammortamento del Piano Nazionale Industria 4.0: si tratta di due misure che hanno riscosso notevole successo tra le imprese, anche se alcune aziende non hanno potuto beneficiarne appieno in quanto la misura fiscale è stata messa a disposizione quando i budget per il 2017 erano oramai stati decisi: se i bonus saranno rinnovati, molte imprese potranno cogliere l’opportunità di un sostegno agli investimenti nel 2018.
Fonte : Innovation Post[:]